Propaganda Live, la TAV e i quaiaster

Arrivo dalle pianure del Piemonte dove gira una bella espressione dialettale, quaiaster. Il quaiaster è il cavedano, pesce amato dai pescatori più pigri perché abbocca con estrema facilità a qualsiasi esca e così per scontata analogia quaiaster diventa nel gergo di noi di pianura il credulone, cioè chi crede più o meno a tutto quello che gli viene raccontato.

E così l’altro venerdì mentre guardavo Diego Bianchi di Propaganda Live in trasferta in Val Susa e poi ascoltavo i commenti dei giornalisti presenti in sala, le mie radici di piemontese di pianura riportavano inesorabilmente a galla l’immagine dei quaiaster che abboccano in modo acritico a quello che viene loro raccontato.

Ma c’era qualcosa in più, non c’era il semplice abboccare, c’era una evidente voluttà nell’abboccare, c’era una storia già ben scolpita in testa e il gusto di cercare unicamente delle conferme a quanto già stabilito a priori. Verificare, per carità, non se ne parla e così persone di grande esperienza, di grande capacità e indipendenza di giudizio, abdicavano serenamente a qualsiasi intenzione di verifica critica.

Il direttore Damilano, alla guida dell’Espresso, periodico che ha fatto dell’approfondimento, dell’inchiesta la sua ragione di essere, dal SIFAR a Valpreda ai Panama Papers ai maneggi russi di Salvini (tralasciamo per la grande simpatia che nutro per l’Espresso Lirio Abbate che scrive di traffico di virus), parla di opera inutile e di problema di democrazia.

Mi chiedo quale sia l’idea dei processi decisionali in una democrazia per Damilano. Ci sono un paio di nazioni del sud Europa saldamente democratiche, Italia e Francia, i cui parlamenti, dopo un complesso iter di studio e di valutazione, hanno deciso di costruire una nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione, in parte ammodernando tratti della linea esistente in parte costruendo tratti di linea nuovi, come il tunnel di base. Intanto la Comunità Europea ha approvato attraverso i suoi organismi espressione di libere elezione dei cittadini di 28 paesi membri (28, allora c’era anche il Regno Unito) il piano TEN-T, che prevede una lunga serie di infrastrutture, con decine di miliardi di investimenti da parte della Comunità e dei paesi membri a ogni ciclo di bilancio. Tra questi investimenti c’è la Torino – Lione, che è tra le opere con priorità più alta, perché giudicata essenziale per la mobilità di merci e persone attraverso il continente.

Secondo l’idea di democrazia di Damilano, a chi sta di decidere sull’opportunità di costruire quest’opera internazionale, al governo italiano in accordo con quelli francesi e europei o al sindaco di San Didero? Di chi è l’ultima parola per costruire l’Autostrada del Sole, per caso quella del sindaco di Barberino del Mugello o di Casalnuovo? Chi decide a Roma se costruire la terza linea della metropolitana, gli esercenti di Torre Spaccata disturbati nella loro attività per via del cantiere? La democrazia è anche rappresentatività, i No TAV rappresentano gli unici autorizzati a decidere della Torino – Lione? O rappresentano anche solo le popolazione toccate dall’opera, sia in termini di disturbo per i cantieri e sia di vantaggi derivanti dall’opera? O anche solo rappresentano la Val Susa? Non riporto le mie risposte, che contano assai poco, mi piacerebbe conoscere quelle del direttore dell’Espresso.

Questo ovviamente non vuol dire che non bisogna discutere e dialogare con chi è toccato dai lavori della TAV così come delle altre opere per cui Barberino del Mugello, Casalnuovo, Torre Spaccata, San Didero devono far sentire la loro voce e i loro problemi quando sul loro territorio arrivano i cantieri per opere di quel tipo. Per la TAV si è cercato di mettere in piede questo confronto e in parte il confronto c’è stato, le ragioni dei No TAV sono arrivare nelle discussioni delle commissioni parlamentari, sono state riportate nei parlamenti nazionali e europei, sono state discusse nei tribunali amministrativi. Il problema è che per il movimento No TAV dialogo vuol dire semplicemente accettare il loro punto di vista per cui la Torino – Lione non va fatta. Qualsiasi discussione che non consideri come unica opzione sul tavolo l’opzione zero, cioè niente nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione, è rigettata a priori.

Circa l’utilità dell’opera occorre inserirla nel suo contesto, visto che ad esempio una barca è un inutile ingombro per un giro nel bosco ma è senz’altro utile sul lago d’Orta e anche su altri laghi. Il contesto ferroviario nazionale è quello disegnato dal piano di sviluppo infrastrutturale di RFI sostanzialmente confermato di recente dal Recovery Fund cosi come pianificato dal governo Draghi. In questa prospettiva tutte le principali linee ferroviarie nazionali di media e lunga percorrenza sono aggiornate per poter fornire le stesse prestazioni sia per il trasporto merci e e sia per quello passeggeri.

Lo stesso principio è applicato a livello continentale, dove il progetto TEN-T impegna la Comunità Europea e i paesi membri in progetti e in investimenti per realizzare una rete ferroviaria europea con le stesse caratteristiche comuni. Questa rete europea, in attivo corso di sviluppo, si dovrà collegare con la rete italiana a Trieste, a Tarvisio, al Brennero, sugli assi del Gottardo e del Sempione attraverso la Svizzera e verso ovest attraverso la Torino – Lione.

Le linee italiane e europee consentiranno una velocità dei treni passeggeri con punte fino a 220-240 km/h, dei treni merci fino a 100-120 km/h, inoltre una sola locomotiva potrà trainare un treno merci lungo 1500 metri, con sagoma dei vagoni fino a PC/80. Questa infrastruttura renderà le ferrovie competitive rispetto alle auto e agli aerei per i viaggiatori e rispetto al trasporto su gomma per le merci, con un impatto molto positivo sull’ambiente e sulla possibilità di movimento di persone e merci nel continente. Per l’Italia, secondo paese manifatturiero d’Europa e paese a vocazione turistica, una strategia da cui trarre molti vantaggi.

Orbene, nessuno contesta questo disegno, nessuno nega la validità di questo progetto continentale, nessuno racconta che tra Napoli e Bari c’è già una ferrovia per cui è inutile aggiornarla, nessuno dice che i lavori di ammodernamento della dorsale adriatica sono uno scempio, nessuno contesta le centinaia di chilometri di gallerie scavate in Svizzera sugli assi del Gottardo e del Sempione, nessuno dice che la galleria di 55 chilometri sotto il Brennero è uno stupro della montagna. Ma questo accordo sulla rete di trasporti continentale si ferma alle porte di Torino, vale fino a Settimo, ridente borgo appena a est di Torino, e non vale più a Orbassano, altro borgo quasi altrettanto ridente appena a ovest di Torino, perché secondo i No TAV le linee ferroviarie con caratteristiche come quelle indicate sopra vanno bene in tutto il resto d’Europa, ma non tra Torino e Lione, dove non bisogna toccare la linea attuale, anche se su di essa i treni merci che cominciano a girare nel resto dell’Italia e del continente fisicamente proprio non passano e i treni passeggeri viaggiano molto più lentamente delle auto.

Quindi la prospettiva della TAV inutile è questa, nell’intera Europa passeggeri e merci viaggiano in una rete omogenea e condivisa, ma in corrispondenza delle Alpi Occidentali tra Torino e Lione, c’è un buco nero logistico in cui i treni passeggeri viaggiano a 70-80 km/h, rendendo l’auto e l’aereo preferibili per molti viaggi tra il Nord Italia e la Francia, e in cui i TIR continuano a essere l’unico modo per muovere le merci (45 milioni di tonnellate l’anno è il dato del 2018, più di quante viaggiano attraverso la Svizzera). E visto che i TIR che attraversano le Alpi a ovest viaggiano per centinaia se non migliaia di chilometri, con origini e destinazioni che toccano la Spagna, la Francia, il Regno Unito, l’Italia e paesi a est dell’Italia, questi continueranno a viaggiare non solo tra Torino e Lione, ma sulle loro intere percorrenze.

Di nuovo non so come la pensi il direttore Damilano, a me questa non sembra una prospettiva molto sensata. Se poi le mie modeste paginette non riescono a indurlo a una riflessione sull’utilità della Torino – Lione, sarei curioso di sapere quali siano i criteri da lui adottati per decidere dell’inutilità di una infrastruttura e se esistano altre infrastrutture su cui intenda applicare questo eventuale marchio di inutilità dopo una valutazione che sono certo sarà attenta e equilibrata. Aggiungo infine che il suo appello per presentare la Torino – Lione al Presidente del Consiglio Draghi come un’opera da cancellare non sembra destinato al successo, visto che il ministro delle Infrastrutture Giovannini ha dichiarato in una intervista concessa al direttore della Stampa Massimo Giannini e pubblicata il 12 maggio che la Torino – Lione va costruita, intenzione confermata sempre dal ministro nella risposta a alcune interpellanze parlamentari. La Stampa appartiene al gruppo GEDI come L’Espresso, per cui il direttore Damilano può facilmente verificare le affermazioni del ministro con il suo collega Giannini.

Reuscher evoca la lotta ecologica in difesa dei territori, ma dimentica che nell’intera Europa, Repubblica Federale Tedesca inclusa, la nuova rete ferroviaria europea ha un valore sia economico e sia ecologico, visto che sposta il movimento di persone e merci da auto, aerei e TIR ai treni. E può valere la pena di ricordare che chi si oppone alla TAV ha accettato tranquillamente il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus e che non sembra in alcun modo toccato dal fatto che a breve il tunnel stradale del Monte Bianco sarà chiuso al traffico pesante e quindi i TIR che attualmente usano quel valico si sposteranno in Val Susa e in Maurienne. In Maurienne non l’hanno presa affatto bene e chiedono di accelerare con la TAV, per i No TAV il raddoppio del traffico dei TIR in valle sembra non essere un problema.

Schianchi insiste sulla vicenda umana di Dana Lauriola. Difficile darle torto, la contrapposizione del mondo No TAV nei confronti dello Stato ha portato alla radicalizzazione dei gesti e del sentire emotivo. Parlo di Stato perché i cantieri della TAV non li ha decisi qualche forza remota e ostile che ha congiurato di nascosto, sono stati decisi da uno stato democratico seguendo in modo aperto e trasparente le regole dettate dalle leggi e dalla Costituzione. La violazione di legge è diventata per molti oppositori della TAV una ipotesi contemplata e praticabile e la reazione della magistratura è dovuta e inevitabile. Non so se la risposta sia adeguata o eccessiva, non ne capisco di diritto penale, mi preoccupa questa spirale in cui si accetta di portare lo scontro a livelli sempre più alti, scontro da cui si esce inevitabilmente e pesantemente ammaccati, perché quando c’è scontro, lo Stato è sempre quello più forte. Spero che questa strisciante vocazione al martirio si riduca, ma non ho illusioni in proposito.

Celata invoca la nobiltà dei volti dei volti dei montanari No TAV, che nessuno contesta, ma nelle valli dove c’erano i cantieri dei tunnel di base svizzeri, il Alto Adige e in Tirolo, dove ci sono i cantieri del tunnel di base del Brennero, sul versante francese del tunnel di base della TAV, in Maurienne, troverà molti montanari con il volto altrettanto nobile e che non hanno alcun motivo di opposizione nei confronti dei tunnel di base ferroviari, anzi il più delle volte li apprezzano, perché ripuliscono le loro vallate dai TIR.

E infine c’è Zoro Diego Bianchi, l’inviato sul terreno, sono i suoi servizi quelli che muovono e indirizzano la discussione. A me remoto spettatore della trasmissione non pare che il Diego vada in Val Susa con l’intenzione di approfondire criticamente il problema, lui ci va con un’idea già ben definita in testa, cercando solo ulteriori elementi che confermino la sua opinione precostituita e scartando a priori tutto ciò che la possa minimamente incrinare. Quindi l’abboccare sistematico è eretto a metodo unico e incontrastato di indagine del reale ed è esibito e ostentato, come in alcuni degli esempi qui di seguito elencati.

  • SITAF cede a San Didero un terreno di sua proprietà a TELT, la società che costruisce la Torino – Lione, per installare un cantiere previsto da un progetto approvato per legge, e il nostro quaiaster abbocca all’affermazione che si tratta di un ingresso abusivo.
  • Un’area un tempo asfaltata su cui cresce qualche erbaccia, al momento adibita a discarica abusiva e che secondo i No TAV potrebbe essere inquinata, diventa un terreno incontaminato da difendere in nome dell’integrità ambientale.
  • Qualcuno afferma, cosa non vera, che la Corte dei Conti Europea ha affermato che la TAV sia inutile e costosa.
  • Un altro No TAV dice che dell’opera non è stato scavato neppure un metro e per incanto spariscono i più di 30 km di gallerie già scavate, che svolgono la funzione di gallerie geognostiche in fase di cantiere e di galleria di ventilazione e di servizio durante la vita del tunnel di base. Qualche fatina, qualche folletto con un colpo di bacchetta o con un trucco da mago Silvan fa svanire i 10 km di galleria dedicata al passaggio dei treni già scavati sul versante francese, in effetti secondo la matematica di Zoro 10 chilometri non arrivano a fare un metro.
  • Diego racconta che nel cantiere non si fa alcunché e dimentica che ci sono stati Toninelli , proprio lui, quel Toninelli tanto amato da Makkox e fonte di tante amene vignette, che ha bloccato tutto per più di anno, e quella cosetta da niente chiamata COVID 19, due sciagure di dimensioni senz’altro enormemente diverse, ma entrambe sciagure al di là di ogni dubbio.
  • E intanto sfugge a chi racconta che sono in corso le gare per i lavori del tunnel di base per un valore totale di oltre 3 miliardi di euro che saranno appaltati entro fine 2021

L’elemento comunque più curioso e sconcertante è Zoro che accetta con grande naturalezza e senza alcun stupore il fatto che un paio di cantieri destinati alla realizzazione di un’opera prevista dalle leggi italiane siano attaccati e si cerchi di distruggerli. In altre parole riconosce il diritto a chi non condivide una qualsiasi iniziativa pubblica o privata regolarmente approvata per legge di cercare di liquidarla con metodi non necessariamente pacifici. Forse ero disattento a scuola quando si faceva educazione civica, ma proprio mi sfugge in quale nicchia delle regole che definiscono la convivenza in un paese democratico sia contemplata questa possibilità piuttosto se non totalmente squadristica. Ma questo a Zoro sta bene, per cui mi aspetto di vedere a breve a Propaganda Live i folli No VAX che tirano molotov sui centri vaccinali perché a loro insindacabile giudizio tali centri comportano un irrimediabile fastidio o i tifosi di una certa squadra che scatenano piogge di sampietrini sul pulmann di un’altra squadra a loro giustamente e inesorabilmente antipatica. Zoro, perché i No TAV sì e i No VAX no, forse che quelli che godono della tua simpatia godono anche di diritti e di prerogative negati a tutti gli altri?

E Zoro dimentica che in questa guerra dichiarata alla TAV, i No TAV hanno ottenuto dallo sgombero della Maddalena del 2011 in poi solo delle sconfitte. I cantieri sono stati creati e hanno operato così come previsto dal piano di progetto, gli appalti sono stati lanciati e aggiudicati, i finanziamenti europei sono stati acquisiti, mentre i NO TAV hanno unicamente ottenuto la militarizzazione della valle e tanti, troppi procedimenti giudiziari e condanne. Insomma un filotto di sconfitte paragonabile solo agli esiti delle guerre di Aureliano Buendia.

Accidenti quanto ho scritto, quanto sono prolisso ma anche a Propaganda Live non scherzano, per meno di quattroremmezza di trasmissione non si muovono. E per finire pochi link, con tanti bei progetti ecologici e ferroviari, per svuotare autostrade e aeroporti e per muovere persone e merci via treno.

Rete Europea

Progetti nazionali

Stato della Torino – Lione nel febbraio 2021

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